Tonno subito

E tu, cosa sei dispost* a lasciare?

Filippo Bruno Marano
3 min readAug 10, 2016

ringrazierò la sorte per gentile concessione
è importante ciò che lasci, non la conclusione

Salmo, 1984

Durante un agosto costellato di impegni [a.k.a. ferie, ferie e ancora ferie], ho ospitato per tre giorni L’uomo senza tonno, cuoco a domicilio & blogger musicofilo (come si definisce lui stesso). L’occasione? #tonnointour, il suo gastro-couchsurfing per girare la Sicilia in lungo e in largo, conoscere le varianti casalinghe delle ricette tradizionali e i luoghi dove si mangia il cibo tipico migliore. Lanciato rigorosamente su Facebook.

L’uomo senza tonno a Riposto (CT)

Un modo per riscoprire, lungi dalla consueta accoppiata innovazione+tradizione, il patrimonio culinario (e — perché no? — musicale) dell’isola. Per mettersi in gioco come ospite, chiedendo al proprio ospite di fare altrettanto. (La parola ospite è bellissima, proprio perché all’origine del suo doppio significato c’è la reciprocità del patto di ospitalità. Ne scrive meglio l’Accademia della Crusca). Per preparare una deliziosa cena per dieci persone, utilizzando soltanto materia prima proveniente dal territorio circostante (accompagnata da un altrettanto delizioso vino locale).

Un modo, per quanto mi riguarda, per imparare che essere dispost* a lasciare è, nella vita quotidiana, utile e dilettevole.

#tonnointour

A lasciare l’ansia da prestazione nei rapporti sociali: quella sensazione che ti cattura quando non sai qual è la giusta distanza da mantenere rispetto agli altri esseri umani. A maggior ragione se sono esseri umani a cui tieni particolarmente.

A lasciare i pregiudizi nei confronti del cibo: la tavola calda siciliana (in particolare, la cipollina), per esempio, può essere mangiata ogni giorno senza avere problemi di linea. Le interiora, per esempio, se cucinate correttamente, come L’uomo senza tonno sa fare, sono buonissime: mai assaggiato il fegato del pesce? [Ne approfitto per affermare che il modo migliore per rispettare un animale commestibile è — una volta che è morto — non buttarne via niente. In questo, il pesce non ha rivali]*

A lasciare la propria comfort zone geografica, che può coincidere con il tuo paese — nel mio caso, Riposto (CT) — o con un altrove qualunque. Mettendo in pausa i progetti che avevi in mente fino a quel momento per intraprenderne di nuovi, più adatti alle competenze ed esperienze.

A lasciare un’amicizia, perché ti rendi conto di aver sbagliato persona.

A lasciare incompleta la lettura di un libro, semplicemente perché ce n’è un altro che ti guarda dallo scaffale di una libreria, pregandoti di prenderlo e portarlo a casa. O semplicemente perché vuoi scriverne uno tu, consapevole che — nel migliore dei casi — raggiungerai i 25 lettori di Alessandro Manzoni. Senza abbandonarlo, ma dicendogli (come a tutte le cose che ti piacciono): tonno subito.

E tu, cosa dei dispost* a lasciare?

La cipollina

Un’intervista a L’uomo senza tonno su Outsiders, in bilico tra cucina e musica, dove si parla anche del progetto Blackwhale.

*Il tonno (genere Thunnus), in modo particolare, si presta a una quantità enorme di usi alimentari: le varie parti, infatti, vengono utilizzate per la preparazione di piatti che ne prevedono l’uso crudo e cotto, oppure conservato sott’olio o al naturale. Un animale magnifico che, nella tradizione regionale, veniva pescato attraverso il cruento metodo della mattanza, garantendo una quantità sufficiente di pescato senza alterare gli equilibri dell’ecosistema marino; oggi la continua riduzione di produttività delle tonnare — principalmente a causa della concorrenza di metodi più aggressivi — ha portato alla loro quasi totale chiusura, soprattutto nel Mediterraneo. E, di conseguenza, alla perdita di una tradizione ormai millenaria.

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